In tanti anni che esercito la professione di riflessologa e di insegnante di Riflessologia, mi sono sentita rivolgere spesso domande di questo tipo: “ La Riflessologia in un malato tumorale può diffondere il tumore?” E ho notato che ci sono riflessologi che non trattano clienti con tumori per paura di aggravare la loro condizione.
Mi è stato chiesto di discutere di questo argomento anche nel Gruppo di Puntiriflessi su Facebook. Il Gruppo si chiama Classe di Riflessologia Online, è un gruppo chiuso, di supporto, confronto e approfondimento rivolto a riflessologi, studenti e appassionati di Riflessologia, a cui si può essere ammessi semplicemente facendo domanda. Ho dedicato al tema La Riflessologia nei malati di tumore la Classe Online di dicembre (27/12/2018), che, come tutte le altre Classi precedenti rimane disponibile per gli utenti nel diario del Gruppo.
Come è mia abitudine fare, inizio dalla mia esperienza personale, di utente della Riflessologia. Nel 1991 mi fu diagnosticato un melanoma: un neo dismorfico che avevo sul braccio destro si era trasformato in un tumore maligno della pelle.
Il melanoma è un tumore molto aggressivo, se arriva al IV stadio non lascia scampo, in quanto metastatizza rapidamente e fino ad oggi non sono state trovate cure per arrestarlo. Ho conosciuto negli anni alcune persone che non avendolo riconosciuto e tolto in tempo, purtroppo sono decedute.
Il caso volle che alcune settimane prima di ricevere questa diagnosi, avessi iniziato ad andare da una riflessologa plantare, una signora di Tai Wan, da poco trapiantata in Italia con tutta la famiglia. Il marito gestiva un commercio tra la Cina e l’Italia, mentre lei portava avanti la tradizione della sua famiglia di origine, che era appunto la pratica della Riflessologia che si tramandavano da generazioni.
Quando le comunicai che mi avevano diagnosticato un melanoma, la “Cinese” non si scompose affatto e continuò a trattarmi fino alla vigilia dell’intervento chirurgico, per riprendere poi subito dopo la convalescenza, appena fui in grado di guidare la macchina per recarmi da lei. Fu certamente anche grazie ai suoi trattamenti e ai suoi preziosi consigli nutrizionali che attraversai prima un periodo di intensa disintossicazione e poi di rienergizzazione di tutto il mio organismo, tanto che a pochi mesi di distanza dall’operazione sembravo letteralmente un’altra persona. Alcuni conoscenti incontrandomi per strada non mi riconoscevano, altri non si capacitavano di vedermi così splendente!
Continuai i trattamenti con lei per circa un anno e mezzo, per i primi 6 mesi con cadenza bisettimanale, poi una volta alla settimana, poi ogni 15 giorni e, negli ultimi tempi una volta al mese. Alla fine la “Cinese” mi licenziò dicendo che a quel punto i miei organi, che quando avevo iniziato erano deboli, si erano rinforzati e che potevo fare a meno di lei. Naturalmente a patto di mantenere anche uno stile di vita e un’alimentazione sana. Ma quei 18 mesi mi avevano cambiata per sempre, a tutti i livelli, comprese una più intima consapevolezza del mio corpo e una rinnovata fiducia nella forza della Salute, grazie alle quali potevo affrontare con serenità i controlli di routine dopo il tumore, che si sono protratti per 15 anni dall’intervento. E, come dicono gli americani: so far so good!
Chi mi conosce sa che è a questa esperienza diretta della malattia e della guarigione risale il mio interesse per le discipline olistiche e la decisione, maturata alcuni anni più tardi, di dedicarmi completamente allo studio e alla pratica di alcune di esse, della Riflessologia prima di tutto. Quindi capirete bene che quando nel corso della mia formazione mi sono imbattuta in alcuni autori che sconsigliavano la Riflessologia in caso di tumore, mi sono meravigliata non poco. Io stessa ero la prova vivente che la Riflessologia fa bene in caso di tumore!
Per fortuna ho avuto insegnanti che non condividevano quella controindicazione. Né la dottoressa Trevisani, medico naturopata, fondatrice della Scuola S.I.M.O., che è stata la mia prima insegnante di Riflessologia, né Aurelio Pisoni, naturopata e riflessologo, per molti anni docente dello Zu Center di Milano, mi hanno insegnato che si dovesse evitare di trattare i malati di cancro con la Riflessologia.
Il cancro è una patologia veramente multifattoriale, sia riguardo a ciò che può provocare un tumore primario, che relativamente alle metastasi. Sono chiamati in causa tantissimi aspetti: genetici, epigenetici, psicologici, emotivi, spirituali, familiari, karmici… Non ha alcun senso pensare che il miglioramento della circolazione sanguigna e linfatica causato dalla Riflessologia possa provocare una metastasi… E perché invece non potrebbe essere uno stimolo alla funzionalità del sistema immunitario e quindi un aumento delle sue capacità di difesa?
Vorrei rassicurare anche chi teme che il massaggio delle zone riflesse del sistema linfatico possa favorire la diffusione delle cellule cancerose. Diversamente dai trattamenti di massaggio linfodrenante che vengono effettuati direttamente sul corpo, con la Riflessologia non andiamo a stimolare direttamente i linfonodi, ma agiamo sulle zone riflesse nei piedi. I linfonodi sono come tante stazioni di polizia, disseminate ovunque nel corpo, con maggiore presenza nei distretti del collo, delle ascelle, dell’inguine, dove le cellule del sistema linfatico – immunitario che pattugliano continuamente l’organismo, sequestrano i sospetti (batteri, virus, tossine, ma anche cellule cancerose) per evitare che vadano in giro a riprodursi e a fare danni. Quindi, mentre viene in genere sconsigliato il linfodrenaggio nei malati di tumore, non vi è controindicazione al trattamento riflessologico, in quanto la risposta dell’organismo sarà comunque una risposta mediata dal sistema dei riflessi, che sono per definizione preposti al mantenimento della salute.
A questo link: è possibile leggere un articolo (in inglese) in cui viene smontato il mito che i trattamenti di Riflessologia possano contribuire alla diffusione del cancro
Un po’ di storia…e di scienza della Riflessologia nei malati di tumore
Nel 1993 fu pubblicata sulla prestigiosa rivista di medicina Obstetrics and Gynecology, (Vol. 82, #6, December 1993) la prima ricerca condotta con metodi scientifici sull’efficacia della Riflessologia, il celebre studio di Oleson e Flocco sulla Riflessologia nella Sindrome Premestruale. Da allora Bill Flocco ha raccolto un’ampia letteratura scientifica sulla Riflessologia in un database che è tuttora online: http://www.reflexologyresearch.net/, in cui sono elencati numerosi studi sull’efficacia della Riflessologia come disciplina complementare nel trattamento di vari tipi di cancro.
Nancy Stephenson, del College of Nursing dell’East Carolina University, è una pioniera nelle ricerche sull’efficacia della Riflessologia plantare nel trattamento del dolore e dell’ansia nei malati tumorali. I suoi studi, a partire da The effect of foot reflexology on pain in patients with metastatic cancer, del 2003, sono pubblicati su pubmed, il principale database internazionale delle ricerche medico-scientifiche.
Nel 2008 Mauricio Kruchik organizza una Conferenza in Israele, a cui sono invitati a parlare molti riflessologi da vari paesi del mondo che negli anni hanno avuto esperienze di trattamenti effettuati a malati di tumore. I loro interventi sono raccolti in un volume intitolato Reflexology for Cancer Patients.
Tra essi spiccano personaggi come la dottoressa Bibiana Carasco, chirurgo pediatrico a Barcellona, che tratta da molti anni i suoi piccoli pazienti con la Riflessologia; la dottoressa Martine Faure Alderson, medico e ricercatore nel campo delle discipline olistiche; Lynne Booth, una vera autorità nel campo della Riflessologia; Susan Berenson, infermiera presso lo Sloane Kettering Memorial Cancer Institute di New York, forse il più celebre centro oncologico del pianeta, dove ha estesamente ricercato e sperimentato l’impiego delle discipline complementari per i malati tumorali.
In Italia siamo ancora un po’ indietro in questo, ma qualcosa inizia a muoversi anche da noi, e la Riflessologia viene già offerta come disciplina complementare nelle cure oncologiche presso alcuni ospedali.
Che cosa dimostra tutta questa mole di ricerche e di interventi? Che la controindicazione a trattare riflessologicamente i malati tumorali non ha ragione di essere e che anzi la Riflessologia può essere un utile trattamento complementare nei malati tumorali, se il malato la gradisce, se ne ricava un miglioramento della qualità della sua vita, rispetto al dolore e all’ansia, già indicati negli studi della Stephenson e confermato da molti altri, ma anche a parametri come il sonno, l’appetito, la digestione, il funzionamento dell’intestino, il tono vitale e l’umore, e via dicendo.
Sicuramente si riducono gli effetti collaterali dei farmaci chemioterapici, spesso molto pesanti per il malato.
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