Negli ultimi due decenni la Riflessologia ha avuto una vastissima diffusione in molti paesi del mondo: dalla Spagna alla Grecia, dalla Danimarca a Israele, dai paesi anglofoni come Regno Unito, America e Australia ai paesi dell’America Latina, dall’Iran alla Cina. Per nominarne solo alcuni.
Ovunque si sono moltiplicate le ricerche e gli studi sugli effetti e sui meccanismi di funzionamento della Riflessologia, e al tempo stesso la Riflessologia è entrata negli ospedali come disciplina complementare, ad esempio nei reparti di oncologia, per integrare le tradizionali cure mediche e chirugiche, oppure per la preparazione e l’accompagnamento al parto naturale ecc.
Riguardo a quest’ultimo aspetto negli ultimi mesi ci sono state importanti novità anche in Italia, e sono stata ben felice di divulgare le buone notizie attraverso il blog e la pagina Fb di Puntiriflessi, ai colleghi riflessologi, agli studenti di Riflessologia, a tutti coloro che sono interessati e che potrebbero trarre beneficio dalla Riflessologia Plantare.
Invece per quanto riguarda il primo punto, ossia la ricerca scientifica sul perché la Riflessologia funziona, nel nostro Paese non mi sembra che si stiano facendo passi avanti. Per quel che sento e vedo, resiste l’idea che la Riflessologia non è scientifica e che i suoi benefici non sono stati provati con studi rigorosi, in doppio cieco, come quelli che si fanno per testare l’efficacia dei farmaci rispetto a un placebo (ossia una pillola priva di principi chimicamente attivi), effettuati ripetutamente su campioni molto ampi numericamente e statisticamente significativi. Quindi molto spesso della Riflessologia non se ne parla. Punto.
Ad esempio, recentemente mi sono documentata su internet riguardo ai trattamenti per l’alluce valgo, una condizione abbastanza diffusa tra la popolazione femminile, che comporta la deformazione dell’articolazione metatarso-falangea dell’alluce, chiamata familiarmente patata o cipolla, e mi sono stupita di non trovare la Riflessologia citata tra i trattamenti suggeriti.
Il problema della medicina moderna in Occidente è che fa il corpo umano a pezzi, come al reparto macelleria del supermercato, dove trovi il fegato, la coscia, il petto e via dicendo. Tutti in confezioni rigorosamente separate. Semplicemente pezzi di carne, materia inanimata, priva di qualsiasi intelligenza.
Il punto è che il corpo umano vivente non funziona così. Funziona come un Tutto, connesso, integrato e intelligente. Contrariamente a quello che si potrebbe credere, questa non è una comprensione recente, New Age. Appartiene ad una visione antica, che risale alle origini della medicina occidentale, prima del materialismo meccanicistico che considera il corpo una macchina i cui pezzi possono essere sostituiti, e prima della separazione della mente/anima dal corpo. Come si può vedere leggendo questo brano di Platone, filosofo greco del IV secolo a. C.
Oggi ci sta arrivando anche la scienza più avanzata a questa comprensione. Basti pensare che fino a qualche anno fa il tessuto connettivo chiamato fascia era completamente ignorato, gli anatomisti lo incidevano per separare gli organi da isolare e da studiare e scartavano la fascia che li avvolgeva. Ora invece si studia con molto interesse quel velo sottile di molecole di collagene che avvolge ogni singola parte del corpo, ogni osso (periostio), ogni gruppo di fibre muscolari, ogni organo. Sono state addirittura scoperte molecole di sostanza connettivale che dalla superficie di ogni cellula penetrano all’interno del citoplasma e raggiungono il nucleo. Le hanno chiamate “integrini”, perché la loro funzione sembra proprio quella di assicurare la continuità e l’integrazione di ogni singola cellula nella totalità e nell’interezza del continuum che è il corpo.
Tutti i sistemi di comunicazione sono diffusi in tutto il corpo: il sistema nervoso periferico con milioni e milioni di terminazioni, capaci di “leggere” il mondo e di agire su di esso con movimenti finemente coordinati, raggiunge tutte le parti del corpo collegandole al midollo spinale e al cervello; il sistema vascolare si ramifica in capillari sottilissimi che trasportano ossigeno e nutrienti ad ogni singola cellula, mentre i sistemi venoso e linfatico raccolgono ovunque gli scarti del metabolismo cellulare per fare pulizia. La stessa fascia per le sue caratteristiche di semiconduttore è oggi vista come un ulteriore possibile sistema di comunicazione ultraveloce del corpo.
Tuttavia, l’idea che agendo a livello periferico, ossia sui piedi, come nel nostro caso, l’informazione introdotta nel sistema con la stimolazione dei punti riflessi possa raggiungere i rispettivi organi, portando un messaggio di riequilibrio e di salute, non è ancora considerata degna di attenzione negli ambienti medico-scientifici.
Sono certa che in futuro le cose cambieranno. Magari cambieranno proprio grazie a quei colleghi coraggiosi che stanno praticando la Riflessologia plantare negli ospedali. Oggi sono ancora pochi, ma auspico che in futuro saranno sempre più numerosi e che con i loro risultati positivi contribuiranno a scardinare i pregiudizi contro la Riflessologia e contro le discipline olistiche in generale. E forse apriranno la strada anche ad una riformulazione del paradigma scientifico dominante.
A Presto!
Maria Cristina
Leave A Response